Rossano. La tradizione dei fuochi di San Marco, una festa in onore dell'accoglienza e della solidarietà.


La notte tra il 24 e il 25 Aprile è una notte magica per il centro storico di Rossano (Cs), lungo le vie della cittadina antica numerosi sono i falò accesi dagli abitanti per ricordare un evento triste ma anche di solidarietà e spirito di fratellanza civile tra i rossanesi.
La notte dei fuochi di San Marco ricorda infatti un triste evento avvenuto a Rossano e non solo nella notte tra il 24 ed il 25 Aprile del 1836 allor quando un terremoto colpì buona parte della Calabria dell'Alto Jonio Cosentino distruggendo buona parte della città di Rossano, numerosi palazzi furono distrutti così come notevoli furono i danni ai suoi monumenti tra cui la Cattedrale di Rossano di cui crollò la parte alta della facciata principale. Oltre 200 furono i morti e numerosi i feriti. L'intera cittadinanza fu costretta a scendere in strada e ad accendere grandi falò per riscaldarsi dal gelo della notte, i rossanesi dell'epoca condivisero cibo e vino gli uni con gli altri. 
In ricordo di questo evento tragico ma anche in segno della rinnovata "unione cittadina", ogni 24 Aprile di ogni anno al centro storico di Rossano, al calar della sera, si accendono i primi falò e le strade si riempiono di visitatori e gente locale che passeggia per i suggestivi vicoli della città. 
Gli abitanti dei vari quartieri del centro storico si organizzano preparando banchetti pieni di prelibate leccornie locali, caratterizzate dalle conserve casalinghe che ogni famiglia ancora prepara durante l'inverno, quali salsicce, soppressate, sardellina piccante e ovviamente il vino rosso, rigorosamente preparato in casa e servito nel tradizionale bicchiere "u sciannacheddu". Le famiglie che abitano al centro storico preparano le tavole e mangiano insieme all'aperto ma se un passante si trova nelle vicinanze verrà invitato ad assaggiare tutto ciò che è stato preparato e a far parte del banchetto come se fosse un membro della loro famiglia. La serata è arricchita da canti, chiacchierate tra amici, arrosti, passeggiate fino ai falò più vicini, musiche e balli. Come da tradizione, per esorcizzare il pericolo del terremoto, è usanza quella di saltare sopra il fuoco per tre volte quando le fiamme sono ormai basse. Ogni anno gente di ogni età e ceto sociale si ritrova attorno ai fuochi a bere insieme del buon vino e a ballare e festeggiare quest'antica tradizione rivitalizzando uno dei centri storici tra i più belli della Calabria.







Foto e testi di Michele Abastante

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