Dalla Passione alla Resurrezione di Cristo, le più belle opere d'arte custodite a Corigliano-Rossano

La città di Corigliano-Rossano oltre ad essere la terza città più grande della Calabria è anche una delle primissime (forse la prima) per l'alta concentrazione di patrimonio artistico ivi conservato. Numerosi sono infatti i monumenti e le opere d'arte, soprattutto di carattere ecclesiastico. Troviamo Chiese bellissime ed interessanti dal punto di vista storico ed artistico, esse appartengono all'Arcidiocesi di Rossano-Cariati e contengono immagini straordinarie. Tra queste, essendo nel periodo Settimana Santa, mi piaceva elencarvi le opere più interessanti che riguardano appunto la Passione di Cristo.
Premetto di non inserire in elenco le magnifiche immagini del Codice Purpureo di Rossano custodite nel Museo Diocesano e del Codex, che riguardano soprattutto l'ultima settimana della vita terrena di Cristo: dall'entrata di Gesù in Gerusalemme fino alla scelta tra Gesù e Barabba, già riportate nei siti ufficiali. Al netto delle immagini del più antico Evangelario illustrato del Mondo, che tra l'altro contiene un' Ultima Cena davvero insolita da ammirare, vi propongo quelle che ritengo tra le più interessanti tra le oltre quaranta chiese antiche presenti nella cittadina:

ULTIMA CENA

Nella Chiesa di Santa Maria Maggiore è conservata l'affresco con Gesù al centro e gli apostoli tutt'intorno, alcuni girati di spalle. Interessante le colonne raffigurate in fondo alla scena e la presenza di un cagnolino. La fattura dell'opera è di un pittore calabrese non chiaramente riconosciuto e la datazione è la seconda metà del XVIII secolo.
L'opera si trova nella cappella del Santissimo Sacramento.

Nella Chiesa di San Domenico, nell'area di Rossano, si conserva un dipinto su tela a firma di Cristoforo Santanna, un pittore calabrese vissuto nella metà del XVIII secolo. Sebbene non abbia uno stato ottimale di conservazione, l'opera è di buona fattura e si tratta di una tela molto grande (265 cm di larghezza).

PROCESSO DI CRISTO 
La tela raffigurante "Gesù presentato al popolo" è conservata nella Chiesa di Sant'Anna di Corigliano. Essa raffigura una folla agitata che si riversa sotto il palco sul quale si trova Gesù, legato e coronato di spine. Egli è tra due soldati mentre Pilato, tende la mano nell'atto di mostrarlo al popolo, che trasporta una croce. I costumi dei personaggi sono quelli appartenuti all'epoca del pittore. La Di Dario Guida attribuì l'opera ad un pittore della scuola olandese di Luca De Leida datandola alla prima metà del XVI secolo. Le perdite di colore rendono l'immagine quasi "contemporanea" nella sua nuova essenzialità degli elementi.

FLAGELLAZIONE                                                                               
La drammatica scena della flagellazione, custodita nella Chiesa di Sant'Antonio di Corigliano, fu dipinta nel XVIII secolo. Non si conosce l'autore ma la drammaticità dell'opera e la buona scelta dei colori ci fanno pensare ad un pittore di buona formazione, quasi sicuramente siamo alla fine del Settecento.                                                                                                                            



ECCE HOMO
Nella Chiesa di Sant'Anna, nei pressi dell'Ospedale di Corigliano, è conservato in una teca delle Cappelle aggiunte alla navata unica. La Chiesa viene ricordata come Chiesa dell'Ecce Homo proprio per via di questa statua che usciva in processione in momenti drammatici come guerre o epidemie. La penultima volta uscì nel 1943 dopo lo scoppio del deposito di munizioni a Sibari. Secondo la leggenda la statua fu portata da Frà Matteo Persiani dalla Spagna. L'opera a tutto tondo, in terracotta, e dallo spiccato realismo espressivo poggia su una base lignea dorata con la scritta dell'intitolazione "Ecce Homo". La scultura è in terracotta policroma dipinta ed in alcune parti dorata. La realizzazione dell'opera dev'essere sicuramente compresa tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento.
SALITA AL CALVARIO 
La salita al Calvario custodita nel deposito del Museo Diocesano e del Codex fa parte di una Via Crucis dipinta su tavola. Non se ne conosce l'autore ma su alcune tavole compaiono i nomi di probabili famiglie rossanesi che hanno commissionato le tavole dipinte.

CROCIFISSIONE
Difficile la scelta della Crocifissione, sono presenti infatti tantissime raffigurazioni, ne ho scelte due: un dipinto ed una scultura.

Nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, vicino al Castello Ducale di Corigliano, è presente un interessante dipinto con Cristo sulla croce ed ai suoi piedi non la classica raffigurazione ma quattro Santi: a destra San Gerolamo e San Tommaso d'Aquino, a sinistra San Luca Evangelista e San Francesco di Paola. 
In alto sui bracci della croce a sinistra compare il Sole e a destra la Luna. Il Giorno e la Notte presenti contemporaneamente ad indicare il Tempo e rendere omaggio al figlio di Dio, creatore del Cielo e della Terra, il Sole ha il volto piangente.
Anche in questo caso l'usura del tempo ne danno una lettura dell'opera essenziale, anche questa sembra contemporanea. Difficile identificare il periodo di realizzazione, proprio per questa particolare stile pittorico, forse il Seicento.
Nella Chiesa di San Bernardino a Rossano, è presente uno dei Crocefissi lignei più belli dell'intero territorio diocesano e non solo. Per capire la bellezza e l'importanza dello stesso bisogna parlare un attimo dei Crocefissi calabro siculi realizzati durante il periodo della controriforma. In questo contesto sentiremo parlare di un frate  artista, Fra Umile da Petralia. Frate francescano siciliano secondo la tradizione orale autore di 33 crocefissi a lui riconosciuti. Tra questi non è citato il Crocefisso di Rossano ma è pur vero che Fra Umile suscitò un importante movimento artistico all'interno dell'Ordine. Fu così che, nella prima metà del Seicento, si diffuso lo stile drammatico di Cristi realizzati con la sofferenza e la drammaticità del tempo, il forte espressionismo del volto, l'enfasi dato alle ferite, ai lividi e al sangue sono perfettamente inserite nelle direttive della Controriforma nei temi iconografici prediletti dai francescani tanto più durante il periodo spagnoleggiante e per giunta in pieno periodo di peste nera. La sofferenza umana di Cristo viene sottolineata in questo periodo. Non sapremo se fu realmente Fra Umile da Petralia ad aver realizzato questo straordinario crocefisso ma sicuramente siamo nella prima metà del Seicento e la scuola è proprio quella ampiamente descritta. Dietro il Crocefisso compare un quadro con la figura della Madonna e di San Giovanni, mentre ai lati, sull'altare sono presenti i simboli della Croce. Le opere sono di altri autori purtroppo sconosciuti.


DEPOSIZIONE DALLA CROCE

La deposizione della Croce è un soggetto poco rappresentato nelle opere che troviamo nel territorio di riferimento. Nella piccola chiesetta di San Giovanni di Dio a Rossano, troviamo però questo dipinto di fattura locale, realizzato sicuramente nella metà del XIX secolo. Cristo poggia sulle gambe della madre, alle sue spalle si riconoscono San Giovanni, in basso, ai suoi piedi, la Maddalena, che con la mano destra regge l'ampolla degli unguenti per cospargere il corpo di Gesù Cristo. Sullo sfondo, a sinistra, la città di Gerusalemme.

La Pietà di Andreas Pavias del 1499 è sicuramente la migliore raffigurazione presente, custodita nel Museo Diocesano e del Codex si tratta di una pittura su tavola con fondo dorato. L'opera fu comprata a Venezia da Mons. De Lagni e donata dallo stesso alla Diocesi di Rossano, a seguito della sua nomina nella circoscrizione vescovile, in basso compaiono i suoi stemmi. 
Adreas Pavias era un artista cretese, nostalgico dell'arte bizantina. A seguito dell'artista altri artisti furono ispirati e ne seguirono la sua scuola, tanto è vero che la Pietà di Rossano ha avuto numerose repliche da parte di altri autori, come ad esempio Tzafouris, oggi queste opere si trovano sparse nel Mondo ma la prima ed originale impostazione iconografica, di questo modello di Pietà, è quella conservata nel Museo di Rossano.


MADONNA ADDOLORATA                 
L'immagine custodita nella Cattedrale della Santissima Achiropita di Rossano è sicuramente proveniente dalla scuola pittorica napoletana. Durante il restauro dell'opera due dati sono venuti alla luce, dietro i contrafforti del telaio, un nome e una datazione Muscettola, 1702. Muscettola era il vescovo presente in questo periodo, il committente dell'opera dunque, 1702 l'anno di realizzazione del dipinto. Nella raffigurazione è presenta la figura della Madonna con il pugnale che trafigge il suo cuore ed alcuni puttini che sorreggono la Croce.



CRISTO RISORTO
Come nel caso della Crocifissione anche nell'ultima raffigurazione inserisco due figure: una pittorica una scultorea di Cristo Risorto.

Nella Chiesa di Sant'Antonio a Corigliano è custodito questa bellissima statua in legno alta due metri e dipinta. Quasi sicuramente l'opera fu realizzata da scultore della scuola di Serra San Bruno agli inzi dell'Ottocento, lo si deduce da altre sculture realizzate da scultori di Serra Sa Bruno in cui compaiono delle similitudini stilistiche soprattutto nel volto, il Cristo della Cappella del Sacro Cuore di Gesù nella Cattedrale di Rossano ha un volto simile. Purtroppo manca lo stendardo con la Croce che doveva essere un tempo agganciato alla mano sinistra mentre con la mano destra benedice secondo il simbolo della Santissima Trinità. A fare da piedistallo una nube scolpita.

L'altro Cristo risorto è un dipinto conservato nella sacrestia delle Cattedrale della Santissima Achiropita, raffigura Gesù con lo stendardo trionfale che sale in cielo, ai suoi piedi un gruppo di soldati guardano stupiti l'evento inatteso che accade davanti i loro occhi.
L'opera fa parte di un gruppo di sette tele riguardanti proprio la Passione di Cristo e furono dipinte quasi sicuramente dal pittore terranovese Francesco Saverio Riccio vissuto nel Settecente ed operante all'epoca in vari comuni del territorio. 
L'intero ciclo di opere fu restaurato nel 2010 dalla ditta Tecla Fucilla su progetto della Soprintendenza di Cosenza promosso dal compianto storico dell'arte Giorgio Leone.









 Foto e testi di Michele Abastante. 10.04.2020





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