Le 10 opere d'arte più belle custodite in Calabria
Sebbene sia difficile selezionare 10 opere d'arte di una regione interessante ed antica come la Calabria, ho provato a fare una cernita di quelle che sono le opere d'arte che essa custodisce. All'interno di questa selezione ho inserito tutte le sezioni quali pittura, scultura, arte orafa e altro nel tentativo di rappresentare tutte le arti visive. Inoltre la selezione prevede opere di tutte le epoche.
Per avere una visione omogenea dell'intera Calabria ho inserito opere provenienti da zone diverse in modo da rappresentare l'intero territorio regionale. Di certo questo criterio selettivo mette da parte opere di interesse al pari di quelle elencate ma di sicuro in questo modo si riesce a dare un'idea del patrimonio artistico che l'intera Calabria conserva.
1. I Bronzi di Riace - Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria
Sicuramente le opere calabresi più famose, le due sculture bronzee ritrovate nei fondali di Riace nel 1972, sono ad oggi ancora un mistero. Non si conosce l'autore, secondo le ricerche effettuate uno fu realizzato ad Atene e l'altro ad Argo e dunque sebbene lo stile sia simile si tratta di due scultori differenti. Non sappiamo cosa essi rappresentino: sono stati chiamati infatti Bronzo A e Bronzo B. Ciò che sappiamo è che si tratta di una testimonianza ormai rara della grande scultura bronzea greca del V secolo a.C. I Bronzi si possono ammirare nell'apposita sala del Museo, in cui si entra in un massimo di 15 persone alla volta ed ogni visitatore ha circa 20 minuti per poterli ammirare.
Bronzo A |
2. Il Codice Purpureo di Rossano - Museo Diocesano e del Codex (Corigliano-Rossano)
Sebbene sia meno noto dei Bronzi di Riace, il Codex è l'unica opera d'arte calabrese riconosciuta ufficialmente come Patrimonio UNESCO e iscritta nella categoria "Memory of the World" nel 2015. Si tratta di un Evangelario del VI secolo con la caratteristica delle illustrazioni. 15 miniature riguardo la vita di Gesù sono dipinte su questo incantevole libro di color porpora di 188 fogli. L'opera custodita a Rossano può essere vista in originale nella pagina esposta mentre le altre miniature possono essere sfogliate virtualmente tramite un dispositivo digitale oppure chi gradisce vedere l'originale di tutte le miniature può partecipare allo "Sfoglio del Codex" che si tiene ogni tre mesi al medesimo Museo.
Codice Purpureo di Rossano |
3. Stauroteca di Cosenza - Museo Diocesano d'Arte Sacra di Cosenza
Probabilmente il vero simbolo di Cosenza, la Stauroteca è una croce reliquiario di straordinario valore. Innanzitutto partiamo dal nome, venivano così chiamati i reliquiari destinati a contenere dei frammenti della Croce di Cristo. Un oggetto dallo straordinario valore, ma chi può averlo portato a Cosenza? Fu Federico II, detto Stupor Mundi, che partecipò nel 1222 alla consacrazione del Duomo di Cosenza ricostruita dopo il terremoto su progetto del vescovo architetto Luca Campano. L'opera custodita nel Museo appena dietro il Duomo, di fianco l'ingresso della curia vescovile, è in oro ed è dipinta fronte retro. Sul verso la figura di Gesù Crocifisso, sul recto Gesù ed i 4 evangelisti.
Stauroteca di Cosenza |
4. La Corona di Hera Lacinia - Museo Archeologico di Crotone
Il Diadema aureo incoronava quasi sicuramente una statua della Dea Hera Lacinia ossia Giunone.
La Corona proviene dall'antico promontorio dove sorgeva il tempio dedicato alla Dea. Il tempio era famosissimo e meta di pellegrini provenienti da tutto il mediterraneo, la dea era la protettrice della maternità e della fertilità. Oggi troviamo i resti del tempio consistenti in una sola Colonna, tale venerazione fu sostituita, con la nascita della religione cristiana, con la venerazione per la Madonna di Capo Colonna. La corona riproduce in lamina d'oro un intreccio di ramoscelli di mirto con le relative foglie e bacche al quale si uniscono altre foglie di acero e vite. E' possibile ammirare tale opera nel Museo situato vicino il Castello di Carlo V a Crotone.
Diadema di Hera Lacinia |
5. San Giovanni Battista ed autoritratto di Mattia Preti- Chiesa di San Domenico (Taverna)
Mattia Preti, il più famoso pittore calabrese, non poteva mancare in questa selezione di opere. Nonostante il pittore fosse nato in Calabria sono ben poche quelle che si conservano nella terra di nascita. Tra queste troviamo una davvero singolare proprio nel suo luogo di nascita, a Taverna: la Predica di San Giovanni Battista assieme all'autoritratto dell'autore. L'opera segna qualcosa di importante nella vita dello stesso ossia l'ammissione all'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme nel 1672, di cui ne porta l'abito nel dipinto. L'artista si auto-ritrae quindi in veste di donatore dell'opera destinata all'omonima cappella da lui acquista nella Chiesa di San Domenico.
San Giovanni Battista e autoritratto |
6. Trittico marmoreo - Chiesa di San Nicola di Bari (Galatro)
Galatro è una piccola cittadina alle pendici delle Serre Calabre, ai confini della Piana di Gioia Tauro. All'interno del borgo, vicino il municipio, è presente la Chiesa di San Nicola di Bari, Santo Patrono di Galatro. La Chiesa è ricca di opere antiche e di pregevole fattura, tra queste spicca la bellissima pala d'altare marmorea con sculture marmoree a tutto tondo a grandezza naturale. Le statue provengono da un'altra chiesa distrutta dal terremoto dopo il 1783 e rappresentano da sinistra verso destra San Giovanni Battista, Santa Maria della Valle e San Giovanni Evangelista. Il trittico è stato attribuito da alcuni studiosi ad Antonella Gagini, da altri a Gian Battista Mazzolo, la Madonna, e al Montorsili, i santi.
Trittico marmoreo |
7. Mosaico del Drago - Museo Archeologico dell'Antica Kaulon (Monasterace)
Il MAK Museo Archeologico dell'Antica Kaulon sorge intorno al parco archeologico Paolo Orsi a Monasterace Marina, in provincia di Reggio Calabria, sul versante ionico. Il museo composto da 7 sale conserva i resti dell'antica città di Kaulon (Caulonia). Nella quinta sala, insieme alla ricostruzione di alcune case è presente anche il mosaico di un Drago. Non è l'unica figura di drago presente nello stesso territorio, nel 2012 infatti ne fu scoperto un altro su un pavimento di 25 metri quadrati dove oltre al drago vi è la presenza di delfini. Secondo gli antichi greci, ai draghi era affidato il compito di allontanare il male, i delfini invece erano considerati animali sacri dal Dio Apollo.
Mosaico del Drakon |
8. Polittico Sanseverino - Chiesa di Santa Maria Maddalena (Morano Calabro)
L'opera è un dipinto su tavola di 260x200 cm dipinta dal pittore veneziano Bartolomeo Vivarini nel 1477 su commissione dal feudatario Geronimo Sanseverino. Il polittico, così chiamato per via dei vari pannelli dipinti uniti dalla stessa cornice, è conservato nella Collegiata di Santa Maria Maddalena a Morano. Le figure rappresentate sono venticinque. La Madonna con Gesù Bambino è raffigurata al centro tra i Santi San Bernardino da Siena e San Francesco d'Assisi, sopra di loro invece troviamo Cristo, sempre al centro tra i santi Ludovico da Tolosa e Antonio da Padova. Poi una serie di altre figure di santi. In basso troviamo Cristo benedicente tra i dodici apostoli.
9. Fregio Marmoreo del Sarcofago di Ruggero Sanseverino - Museo Statale di Mileto
Nel Museo statale di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, è presente il sarcofago di Ruggero Sanseverino. L'opera oggi smontata nelle parti che un tempo componevano il mausoleo, viene esposta in tutti i suoi pezzi: la figura del cavaliere dormiente, un fregio e tre figure femminili. Proprio sul fregio vale la pena soffermarsi per ammirare la sua pregevole fattura. Un ottimo esempio di rilievo marmoreo realizzato nel XIV secolo ma con un gusto gotico-romanico. L'opera fu realizzata dal "Maestro di Mileto" oggi conosciuto come Francesco Negri Arnoldi. All'interno di sei archi con colonne vi sono varie figure tra cui San Brunone che presenta il Cavaliere inginocchiato alla Vergine.
Fregio marmoreo del Sarcofago di Ruggero Sanseverino |
10. San Ladislao d'Ungheria - Museo Civico di Altomonte
Altomonte è un borgo ricco di opere medioevali provenienti da altri contesti artistici in particolare dalla Toscana provengono opere commissionate dalla famiglia Sangineto. Buona parte della committenza delle opere, destinate alla Chiesa della Madonna della Consolazione, oggi sono custodite nel Museo Civico che si trova proprio di fianco la suddetta Chiesa. Tra gli straordinari manufatti spicca la tavola dipinta su fondo ad oro di San Ladislao d'Ungheria, opera realizzata dal maestro senese Simone Martini. Un vero capolavoro della pittura gotica della prima metà del Trecento, commissionata da Filippo Sangineto, signore di Altomonte, che donò alla città le opere d'arte e di architettura che ancora oggi sono apprezzabili visitando il bellissimo borgo.
San Ladislao d'Ungheria |
Testo scritto da Michele Abastante
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