Settimana Santa in Calabria. Riti, tradizioni e folcklore.

I riti della Settimana Santa, per il popolo calabrese, hanno profondo valore spirituale e simbolico. Ai riti previsti dalla liturgia si accompagnano quelli che nel corso dei secoli la pietà del popolo cristiano ha adottato per rievocare i momenti più significativi della passione umana di Cristo. In Calabria numerosissime e spesso particolarmente suggestive sono le rappresentazioni della Settimana Santa, diffuse praticamente in ogni località. Molte di esse, grazie anche ai notevoli influssi spagnoli, mescolano elementi più strettamente religiosi a componenti in varia misura folckloristiche.
Ecco alcuni tra i riti più originali della Regione:

Giovedì Santo
MAMMOLA (RC). Il Giovedì Santo, comincia a prepararsi qualche mese prima, con la semina, nelle abitazioni dei fedeli, in luoghi bui, senza neanche un filo di luce, in piatti allestiti con terra fertilizzante, di lupini, grano, ceci, mais, orzo, perché germoglino, per essere pronti da portare nelle Chiese per l'allestimento dei Santi Sepolcri che, durante la serata e la nottata, tutte le famiglie si recano a visitare. Tradizione vuole che, durante questo rito di mestizia, le persone che si incontrano non si scambino saluti. Molti fedeli dopo la visita dei Santi Sepolcri si recano al Monte Calvario che con tanta devozione intonano i canti della Passione.
Nel pomeriggio nella Chiesa Matrice viene celebrata la Santa Messa con la lavanda dei piedi ai rappresentanti delle due Confraternite, dell’Annunziata e del S.S. Rosario in abiti tradizionali, che rappresentano i dodici Apostoli, alla fine sarà distribuito il pane in ricordo dell’Ultima Cena.

Venerdì Santo
ROSSANO (Cs), CASSANO (Cs), AMANTEA(Cs), BADOLATO (Cz), MONTALTO (Cs), CORIGLIANO (Cs), SAMBIASE (Cz) Processione dei Misteri. Tantissimi sono i comuni calabresi in cui nel pomeriggio del Venerdì Santo escono in processione i “Misteri”. Si tratta di gruppi scultorei rappresentanti ognuno una scena della passione di Cristo, che vengono portati in processione da confrati o gruppi di persone che se ne tramandano da secoli la tradizione.

LAINO BORGO (Cs). La Giudaica. Rappresentazione di teatro popolare fra le più antiche e celebri della Calabria, "La Giudaica" affonda le sue radici nel 1557, contestualmente all'edificazione del Santuario della Madonna dello Spasimo in località "Le Cappelle"  ad opera del devoto Domenico Longo. Si racconta, infatti, che al ritorno dal suo viaggio in Palestina, in seguito ad un sogno, l'uomo porta con sè a Laino i disegni della cappella voluta dalla regina Elena in Gerusalemme, facendone riprodurre una fedele miniatura in un fondo di sua proprietà. Seguirà la costruzione di tante cappelline, ognuna commemorativa di episodi della passione di Cristo.
L'evento, che da qui trae le sue origini, si svolge, ogni due anni, il Venerdì Santo e, nell'arco di sei ore e con il contributo di oltre 200 figuranti in costume (persone del luogo che divengono attori per l'occasione), mette in scena il processo, la condanna e la crocifissione di Gesù: una sorta di teatro itinerante lungo le vie di Laino Borgo in uno straordinario e suggestivo paesaggio.

Sabato Santo
NOCERA TORINESE (CZ), VERBICARO (Cs), I Vattienti. Si tratta di persone che per assolvere ad un voto si flagellano a sangue, simbolicamente muoiono ed offrono la propria vita alla divinità.I "vattienti" con lo strummento del martirio che consiste in un pezzo di sughero chiamato "cardo" ripieno di frammenti di vetro, scalzi e sul capo una corona di spine, si battono alle gambe fino a farsi sangue.  La tecnica della flagellazione, rituale propiziatorio e drammatico, per alcuni aspetti affonda le sue radici nelle religioni precristiane e per altri nei rituali delle compagnie mistico-ascetiche del medioevo.

S.DEMETRIO CORONE (Cs). Qeradonulla. I fedeli in rigoroso silenzio si recano verso la "Fontana del Collegio": vanno a "rubare l'acqua". Lungo il percorso i "diavoli tentatori", giovani del paese che hanno già compiuto il rituale, cercano di farli parlare e, se ci riescono, si torna indietro. Bisogna arrivare alla fontana in assoluto silenzio. Si potrà parlare soltanto dopo. Il rito riproduce il gesto della Madonna allorquando non potendo lavare il corpo di Gesù perché impedita dalle guardie, si recò, nel silenzio della notte, presso una fontana dove bagnò un panno e così riuscì di nascosto a pulire il corpo del Figlio.
"Rubata l'acqua", ci si avvia verso la Chiesa madre; qui i sandemetresi hanno sistemato la legna per accendere un enorme fuoco, i cui preparativi iniziano già nel tardo pomeriggio: tutta la notte i cittadini rimangono davanti al fuoco a ballare cantare e suonare ed a bere buon vino.

SERRA SAN BRUNO (Vv). ‘A Naca. Processione di origine seicentesca che si snoda per le vie e le piazze del centro storico cittadino. La Naca, ovvero la portantina dove Gesù è deposto, portata a spalla, a rotazione dalle confraternite e dalle cappelle delle arti e dei mestieri. Deve rispettare alcune regole che si tramandano da quattro secoli, con diverse stratificazioni: stendardo, gonfalone, croce di penitenza, gonfalone di San Giovanni, del Rosario e dell' Immacolata. A seguire le croci: nera, rossa, bianca del Carmine; rossa di San Giovanni; nera del Rosario; celeste dell'Immacolata. Seguono gli ordini religiosi, gruppi ed associazioni, i ragazzi degli istituti, i seminaristi,i diaconi, i parroci, i canonici, il vescovo, e poi la Naca, seguita dalla banda musicale, le autorità civili e quelle militari in grande uniforme, l'Addolorata e per finire i fedeli. Il tutto viene accompagnato, da una marcia funebre, al suono di una tromba che emette squilli molto lenti formati da tre sole note e di un tamburo, suonato allo stesso modo: questo è il passo del Cristo che si avvia al Calvario.

CAULONIA (Rc). Il Caracolo. Il termine deriva dallo spagnolo Karacol, che indica il girare o il ruotare, proprio girando si snoda la processione, che trova origini nel 1640, lungo le vie del paese. Questo ha origine da due distinti cortei che partono dalle rispettive chiese, preceduti dai membri delle congreghe coronati di spine, dalle statue trasportate dai loro appaltatori, per confluire in un punto centrale del paese “u buveri”. Da qui parte il corteo che percorre le vie principali e i vicoli del Centro Storico; si reca in visita nelle Chiese più importanti fino ad arrivare nella piazza centrale del paese, accompagnato, durante il percorso,dalla banda musicale che suona marce funebri. Il corteo, nell’attraversare la piazza impiega più di un’ora, poiché dà luogo ad un complesso, ma ordinato movimento a chiocciola, in un singolare andirivieni di statue, fedeli, aste e confratelli. Infine la testa della processione arriva alla Chiesa Matrice ove confluiscono i partecipanti. Compiuta all’interno una ennesima gira il corteo si ricompone sulla piazza per raggiungere ciascuno la rispettiva Chiesa.

LUZZI (Cs). Incanto della Madonna Addolorata. La tradizione di origine spagnola, vuole che la mattina del Sabato Santo c’è la processione per le vie del paese; gli uomini adulti vestiti con una tunica bianca e in testa una corona di spine ricavata dalla pianta dell’asparago selvatico, portano a spalla la Madonna dell’Addolorata, mentre i giovani ragazzi portano “i santariaddri” che non sono altro la rappresentazione del cammino doloroso di nostro Signore. Le giovani donne portano a spalla Gesù morto, e con le loro voci ne accompagnano e ne anticipano la resurrezione. La Madonna Addolorata e i santariaddri vengono assegnati ai portatori tramite incanto (asta pubblica). Stessa cosa succede per gli ornamenti della Madonna e di Gesù Cristo che i fedeli per devozione portano nelle proprie case a partire dalla sera del Sabato Santo e consegnanti prima della Santa Pasqua dell’anno successivo. L’acquisizione di tali ornamenti avviene sempre con lo stesso rituale dell’offerta pubblica.

Domenica di Pasqua
BADOLATO (CZ). Cunfrunta. L'incontro tra le statue della Vergine Maria e il Cristo Risorto avviene in Piazza Santa Barbara. Per tre volte lo Stendardo del Santissimo Rosario fa da spola tra la Vergine Maria e il Cristo Risorto, le cui statue sono disposte in posizione speculare. La Vergine Maria, procedendo, dopo tre inchini esegue una corsa verso il Cristo Risorto. Poco prima dell'incontro le viene levato il manto nero per sfoggiare un abito bianco. Il rito della Cunfrunta si svolge anche a Vibo Valentia, Girifalco (Cz), a Stalettì (Cz), San Luca (Rc).

POLISTENA (RC). L’Affrontata. L'ultima processione che conclude il triduo pasquale è l'incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna, ed avviene Piazza del Popolo. Il Cristo parte in processione dal Duomo preceduto dalla Congrega del SS. Sacramento; la Madonna a sua volta parte dalla Chiesa del SS. Rosario con un velo nero sul capo. Entrambe le processioni, a mezzogiorno in punto, convergono in Piazza del Popolo. La Madonna, appena intravede il figlio risorto, inizia una corsa che la porta ad inginocchiarsi ai suoi piedi e le viene levato dal suo capo il velo nero che sino a pochi minuti prima era il protagonista, mentre la banda cittadina esegue la marcia trionfale del "Mosè in Egitto" di Rossini. Le statue si posizionano una di fianco all'altra per proseguire sino alla vicina Chiesa del SS. Rosario dove vi sarà una breve riflessione, ed infine il Cristo Risorto riparte in Processione sino alla Chiesa di origine. Il rito si svolge anche a Dasà (Vv), Bagnara Calabra (Rc).

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